Barbara Capovani

BarbaraCapovani

Non siamo usciti subito sui social, rispettando dolore e raccoglimento, ma abbiamo continuato a lavorare con la passione quotidiana, nonostante il dolore che ci ha tutti uniti in questo evento così insostenibile. Noi all’Associazione l’Alba non riusciamo a darci pace per la terribile tragedia che ha stroncato così violentemente la vita di una donna di grande sensibilità e umanità, una professionista competente e in prima linea per costruire insieme a noi una salute di comunità orientata alla recovery. Collaboravamo fianco a fianco con Barbara come nostra responsabile sull’area pisana dei progetti di salute mentale dell’UFSMA e dell’SPDC. Sempre disponibile a rispondere ai nostri dubbi, pronta a sostenere i fragili, ma anche i colleghi psichiatri e riabilitatori. Condivideva, amava e stimava il nostro operato, e non mancavano i suoi messaggi di stima e gratitudine. Un’ottima professionista e un’ottima persona. Dolore, angoscia, paura e choc, sentimenti comuni hanno invaso noi del mestiere, utenti, operatori, familiari, e tutta la comunita. Perchè quando si parla di salute e sicurezza è la comunità tutta ad essere coinvolta. Anche noi siamo in prima linea come lei: riabilitatori psichiatrici, utenti esperti che conducono gruppi di auto-aiuto, familiari, volontari. Insieme per costruire molte e nuove possibilità di vivere, stare meglio, consolidare le reti sociali ed amicali che devono affiancare i percorsi terapeutici per una psichiatria sociale, di comunità. Costruire Nuovi Spazi di Vita e una cultura inclusiva e accogliente. Noi da oltre 23 anni ogni giorno ci battiamo per i diritti dei fragili e per servizi innovativi e inclusivi, abbiamo costruito tanto e con Barbara abbiamo lavorato benissimo. 

Si è aperto un dibattito acceso nel Coordinamento Regionale Toscano delle Associazioni per la Salute Mentale ma anche a livello Nazionale, perchè la notizia ha fatto un grande clamore data la gravità. C’è da capire come è potuto succedere un evento di tale portata, come si può proteggere la salute degli operatori, e il rischio che corrono i cittadini da eventuali persone in situazione di pericolosità, senza tornare indietro sulle conquiste ottenute. E in gioco entra la psichiatria ma anche la giustizia, la magistratura e devono esserci investimenti adeguati ai processi di protezione, ma anche a quelli di inclusione e cura. E ancora con più forza sosteniamo che la soluzione non è la segregazione manicomiale, ma la riabilitazione psicosociale, più percorsi che diano risposte alla complessità e grande varietà dei problemi, più risorse economiche investite in modo efficiente su progetti validi, più personale, più protezione intelligente ed efficace, non dettata dalla paura e dallo stigma, ma dalla ragione, dalla prudenza e dal diritto alla protezione nei luoghi di lavoro.

Tutto questo in questo momento di dolore e stordimento chiediamo alle istituzioni, e nel saluto con il cuore alla Dott.ssa, chiediamo che siano ascoltati utenti e familiari in questo dibattito nazionale che si è aperto e in cui vogliamo incidere in modo significativo.

Leggete l’intervista della Presidente dell’Alba Diana Gallo al quotidiano La Nazione.

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