Conversazione sulla Mindfulness

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Nel corso della rassegna delle Giornate della Salute Mentale 2023, abbiamo avuto finalmente la possibilità di realizzare un evento che cercavamo di organizzare da due anni: una conversazione sulla mindfulness tra (e con) il Dott. Vincenzo Tallarico, psicologo analista e cofondatore del Centro Mindfulness Pisa, e il Prof. Angelo Gemignani, psichiatra e psicologo, docente all’Università di Pisa. Sono accomunati, in modi diversi,.da punti di vista differenti e da storie di vita diverse, dal confronto tra il modello occidentale e il modello orientale, nello specifico quello inerente alla scienza/ gnoseologia e alla psicologia del buddhismo tibetano.

Questo evento nasce in prima istanza dalla volontà di divulgare quanto più è possibile l’efficacia della mindfulness, uno degli “strumenti” che ci accompagnano da molti anni in varie modalità grazie alla collaborazione con il Centro Mindfulness Project: nella formazione interna e per la prevenzione del burn-out per tutto il gruppo di lavoro, per la formazione specifica degli ESP (esperti in supporto tra pari link), per i volontari del servizio civile e per i tirocinanti, con l’accoglienza dei tirocinanti del Mindfulness and Compassion Master.
Le pratiche mindfulness fanno parte in particolare del “bagaglio” degli ESP de L’Alba Associazione, che, per la specificità della loro funzione professionale, hanno maggior vulnerabilità allo stress. È frequente che durante i gruppi d’auto-aiuto aiuto si ci dedichi 10 minuti, un quarto d’ora al Body Scan o alla consapevolezza del respiro o ascoltando un video su YouTube o condotta personalmente da chi ha fatto opportuna formazione.
C’è un incontro dedicato in modo particolare a questo tipo di pratiche: “Gruppo di autostima e consapevolezza” condotte da Vessela Panova, ESP, in cui a piccole pratiche semplici si affiancano letture e conversazioni su testi inerenti alle emozioni e alla consapevolezza.
Durante il laboratorio “Open Space – giovani per la recovery” attivato a maggio del 2023, ci sono spesso incontri offerti da Eleonora Laquidara, una volontaria esperta per esperienza e esperta in mindfulness, inoltre incontri di conversazione sull’energia (chakra e flussi) di un altro volontario, ricercatore autodidatta.

Abbiamo potuto riscontrare che anche in situazioni molto difficili, come nel gruppo d’auto-aiuto nell’SPDC o con persone molto disorientate e confuse a causa dei sintomi psichiatrici, piccole pratiche sono non solo ben accette e apprezzate, ma aiutano nell’addolcire l’atmosfera emotiva del gruppo, aiutando le persone a stare in armonia e, per alcuni, sono fonte di comprensioni su di sé e stimoli per l’approfondimento personale.
La non pericolosità della mindfulness anche in presenza di gravi patologie psichiatriche è stata confermata da Vincenzo Tallarico.

Personalmente, nella mia esperienza nei gruppi di auto-aiuto e nel confronto con altri ESP, ho notato che per molti (sia ESP che utenti esperti, ovvero le persone che frequentano da molti anni percorsi di cura e riabilitazione e sono avanti nel loro percorso di recovery, le pratiche e la “filosofia” della mindfulness, sono un canale (e uno spazio linguistico) di comunicazione e di riflessione molto importante per la dimensione più “spirituale”.

Gli ESP e i gruppi di auto-aiuto basano la propria forza di sostegno sul sapere esperienziale e sul “racconto di sé” condiviso con gli altri. Nel processo di recovery (link) c’è il momento in cui si elabora e ci si allontana dall’autostigma: ciò che si impara è sentirsi Persone e non più malati. Questo implica necessariamente che il racconto di sé sia progressivamente sempre di più un discorso esistenziale: chi sono, chi voglio essere, perché mi è accaduto di ammalarmi, che cosa significa per me la malattia, che significa la mia sofferenza, perché mi sono ammalato, è il mio cervello che si è “rotto”?, come faccio a cambiare?, come posso vivere in questa società?

Spesso c’è bisogno di parlare “profondamente”.
Spesso si aprono delle porte in cui agisce la Fede, che nell’apertura dell’approccio mindfulness può essere di qualsiasi tipo, anche del tutto laica e ci si può raccontare e rispecchiare nell’esperienza dell’altro, senza che entrino in gioco dogmatismi, confusione o “deliri mistici”.

Anche questo è salute mentale: dalla diagnosi alla ricerca di sé!

La conversazione avvenuta al Circolo con il preziosissimo contributo di Vincenzo Tallarico e di Angelo Gemignani,
ha toccato moltissimi temi e complesse intersezioni tra le neuroscienze, la psicoanalisi Junghiana, le pratiche mindfulness, il pensiero filosofico, il Buddhismo, il sapere esperenziale delle persone che vivono il “viaggio” da profonde destrutturazioni emotive, cognitive, comportamentali e relazionali alla ricerca di strade di cura e di recupero di un ruolo sociale e la riassegnazione di una dignità di Persone.

Il nucleo che abbiamo sfiorato e visto insieme è la ricerca delle possibilità di cambiare il paradigma (sia scientifico che socio-medico-assistenziale).
Ci sono pionieri che battono nuove strade, sia in campo accademico che nel campo della cura, modelli caratterizzati da estrema complessità, come ha più volte sottolineato il Professor Gemignani, non resta che continuare a creare ponti e sinergie, senza mai smettere di dare energie e valore alla ricerca del nuovo, mettendo in gioco la struttura forte della propria disciplina tecnico-scientifica al rischio del confronto con “qualcos’altro” che può emergere se si riesce a diminuire la propria cecità grazie ad altri punti di vista del tutto imprevisti e imprevedibili.

Cambiare è difficile. Cambiare non è comodo: come ha evidenziato in modo chiaro ed evidente Vincenzo Tallarico, è più “comodo” continuare con il sistema che stiamo vivendo, che privilegia la velocità, la semplicità, l’immediatezza e l’economia di energie spese a parità di risultato.

La nostra presidente Diana Gallo ha sottolineato un ulteriore grave problema: i processi di cura e di riabilitazione psico-sociale sono estremamente difficili da misurare e di conseguenza vengono trascurati in favore di un approccio organicista e che valuta come unici indicatori possibili il numero dei ricoveri e delle dimissioni o la quantità di prescrizioni farmacologiche.
Ha cosi lanciato una “sfida” per poter trovare spazi di ricerca che possano dare “dignità scientifica” a verità che gli addetti ai lavori non possono che riconoscere come lampanti!

In conclusione questo evento è stato un nutrimento della mente non solo intesa come “ciò che avviene nel/ o grazie al cervello”, ma per onorare la ricerca in senso lato (scientifica/ tecnologica/ introspettiva / spirituale ecc… ecc.., che ci identifica come esseri umani.

Eva Campioni